La decisione di Deloitte, ente certificatore di istituti bancari, di richiedere asseverazioni in video che attestino asseverazione Enea 110%, asseverazione sismica 110% e asseverazione per i bonus inferiori al 110%, non smette di suscitare polemiche tra gli addetti ai lavoratori. Intanto, architetti e ingegneri si oppongono e il Consiglio dell’Ordine nazionale degli Architetti ha deciso di diffidare Deloitte.
Dovrà durare al massimo 5 minuti il video con il quale il tecnico asseveratore dovrà raccontare e mostrare i lavori, o lo stato degli stessi, e caricarlo sulla piattaforma Deloitte, ente certificatore di Intesa Sanpaolo, Crédit Agricole e Banca Mediolanum. Un impegno che si aggiunge al carico di documentazione necessaria e che porterà i tecnici a diventare anche videomaker, con tanto di attenzione ai particolari dell’immobile oggetto degli interventi. Ancora, sempre nello stesso filmato, il professionista ben visibile e riconoscibile in viso dovrà anche ricordare le cifre dell’ammontare di spesa. Insomma, una serie di informazioni che sembra servano per una sorta di autocertificazione e assunzione di responsabilità a priori e comunque ulteriore rispetto a quelle già previste dalla legge.
Il Consiglio nazionale degli Architetti diffida Deloitte
Da più parti si sono alzate voci di dissenso rispetto a questa decisione. Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha diffidato la società Deloitte dal proseguire nell’iniziativa attivata sulla piattaforma “Deloitte banca e cessione del credito”. Il presidente Francesco Miceli aggiunge: “E’ una iniziativa offensiva e del tutto arbitraria, al di fuori di ogni norma di legge. Quanto richiesto calpesta la dignità di ogni professionista. Mi auguro che tale procedura venga immediatamente ritirata per il giusto rispetto nei confronti dei professionisti italiani. Agiremo, ove necessario, in tutte le sedi opportune”.
La posizione di Inarsind
Contraria anche la posizione di Inarsind, sindacato di architetti e ingegneri liberi professionisti che, in una nota, denunciano: “Ancora gravissimi problemi in area 110%. Incredulità, stupore, e alla fine indignazione. Sono queste le reazioni prima registrate, poi ritrasmesse con la richiesta di un immediato dietrofront“. Il sindacato ha scritto direttamente a Deloitte: “Una richiesta che offende intere categorie di professionisti perché denota, al di là di ogni reale intenzione, un pregiudiziale sospetto verso la non veridicità dell’asseverazione già prevista e che da sola dovrebbe essere considerata, come lo è per le norme che regolano la materia, sufficiente ad attestare la responsabilità del professionista. Invece, si richiede che venga aggiunta la prova, trascurando che l’asseverazione non è una semplice affermazione, ma è già una certificazione, nei modi previsti dalla legge, della verità di un fatto, di un documento, di una dichiarazione, o della conformità al testo originale di una traduzione”.
La nota del Network delle Professioni Tecniche
II Network delle Professioni Tecniche rappresenta e riunisce architetti, ingegneri, agronomi, geologi e geometri compresi coloro che, in questi due anni, si sono assunti responsabilità come asseveratori delle opere oggetto di superbonus. La nota dell’associazione evidenzia: “Dobbiamo farci portavoce dello sconcerto di tutti i professionisti tecnici (e non solo) difronte alla richiesta della piattaforma Deloitte di produrre video a titolo di prova sull’operato professionale”. Il network presieduto, dall’ingegner Roberto Masciopinto, non usa mezzi termini: “La richiesta risulta lesiva della professionalità di tutti noi che con il ruolo di asseveratore ci siamo assunti le responsabilità richieste dalla legge tutelando i nostri committenti, anche con apposita polizza professionale. A norma di legge – proseguono nella nota – siamo tenuti a produrre per i nostri committenti solo la documentazione richiesta a corredo delle pratiche edilizie e fiscali e non documentazione diverse per una società privata, al solo fine di certificare un lavoro che devono svolgere per il proprio istituto di credito. Nessuno degli Enti preposti – concludono – richiede quello che di fatto è un sopralluogo di controllo di una società privata che ha lo scopo di garantire la veridicità del dati che trasmette all’istituto di credito. La presunzione di dolo non può essere la discriminante per la richiesta assurda di chi, evidentemente, non conosce l’andamento e le dinamiche di cantiere ed è, ribadiamo, offensivo oltre che illecito a pochi giorni dalla scadenza del 30 settembre“.