L’Ordine degli Ingegneri della provincia di Bari ha celebrato i suoi decani, Fratino: «Abbiamo raccontato una comunità che si è ritrovata intorno ai suoi maestri ma anche l’impatto che ha avuto come categoria professionale nello sviluppo di un intero territorio».

Gli ingegneri della provincia di Bari si sono ritrovati oggi per festeggiare i loro decani, ben 132 persone che hanno tagliato il traguardo dei cinquanta anni dalla Laurea. La cerimonia dal titolo “Celebriamo insieme 50 anni di attività” è stata ancor più impreziosita dalla coincidenza con il centenario della legge che ha istituito l’ordine professionale, che vedrà un ulteriore momento di approfondimento il prossimo 30 giugno al Teatro Piccinni di Bari.

Una manifestazione finalmente tornata in presenza, dopo due anni di stop a causa della pandemia, e che ha posto l’accento anche sull’evoluzione del territorio, come è cambiato grazie al lavoro degli ingegneri, oltre che sugli aspetti tecnico-pratici che hanno contraddistinto un’attività che rappresenta anche una funzione sociale, quanto mai attuale dopo le vicende di cronaca che leggiamo da anni a causa dei cambiamenti climatici e degli impatti sull’ambiente.

Angelo Domenico Perrini, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, ha tracciato le priorità: «Un momento emozionante per chi ama la propria professione, soprattutto alla luce della fase di riequilibrio che la professione sta vivendo. Obiettivi principali la laurea abilitante, per consentire ai giovani di entrare subito nel mondo del lavoro, e un albo ad un’unica sezione e obbligatorio, così da garantire formazione e aggiornamento per i colleghi».

Il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Bari, Umberto Fratino, ha dichiarato: «Abbiamo raccontato una comunità che si è ritrovata intorno ai suoi maestri ma anche l’impatto che ha avuto come categoria professionale nello sviluppo di un intero territorio. Coloro che sono stati premiati, infatti, sono stati artefici, anzi veri e propri demiurghi, di una società che tra gli anni ’70 e ’90 ha completato quell’evoluzione iniziata già dal Dopoguerra e che l’ha vista trasformarsi da contadina a urbana. E’ stato un passaggio di testimone ideale tra i protagonisti di ieri e quelli di oggi e, soprattutto, di domani».

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By Redazione

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