La definizione precisa di equo compenso è data dall’articolo 1 della Legge 49/2023, entrata in vigore lo scorso 20 maggio, e si intende la “corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”. Attenzione, però, al tema dei parametri, possono essere modificati ogni due anni su proposta di Consigli nazionali e Ordini o Collegi professionali ma che, soprattutto, ad oggi non sono aggiornati.

Per quali committenze è previsto l’equo compenso?

Sostanzialmente a due tipologia di committenza, una pubblica e l’altra privata.

Quella pubblica è costituita dagli enti e dalle società a partecipazione pubblica.

Quella privata, invece, è rappresentata da imprese bancarie e assicurative, e le loro società controllate, così come da imprese che, nell’anno precedente al conferimento dell’incarico, hanno occupato alle proprie dipendenze almeno cinquanta lavoratori o che hanno presentato ricavi annui superiori ai dieci milioni di euro.

L’equo compenso può essere cancellato in un contratto?

No. Un altro aspetto al quale fare attenzione è che sono considerate nulle le clausole che non contemplino un compenso equo e proporzionato, anche alle spese sostenute, nell’ingaggio del professionista. E’ bene dire anche che l’equo compenso si applica alle prestazioni dei professionisti, al di là della modalità nella quale abbiano ricevuto un incarico, da soli o in forma aggregata.

Cosa rischia un cliente che non applichi un compenso equo?

Una volta accertata la mancata applicazione di un compenso equo, l’autorità giudiziaria può intervenire in due modi.

La prima, il giudice può rideterminare il compenso aggiungendo la parte mancante da quanto pagato e quanto avrebbe dovuto essere pagata la prestazione. In seconda istanza, invece, il giudice potrebbe anche condannare il cliente al pagamento di un ulteriore indennizzo. Addirittura, la cifra può arrivare al doppio della differenza, senza escludere ulteriori pagamenti per risarcimento di eventuale danno.

Conclusioni sull’equo compenso per i professionisti.

La strada sembra segnata, verso un trattamento, prima ancora che un compenso, più equo che le pubbliche amministrazioni e le grandi aziende devono avere nei confronti delle persone. I professionisti, avvocati, ingegneri, architetti e tutte le altre categorie, sono persone.

Un popolo di partite Iva che deve far quadrare i conti e sostenere gli studi, con tutti i collaboratori che ci lavorano. Uno dei principali assi di sostegno all’occupazione, soprattutto giovanile. Di conseguenza, troviamo giusto, come linea editoriale della nostra testata, promuovere e sostenere il lavoro di donne e uomini, che meritano un equo compenso e la giusta considerazione per il peso sull’economia nazionale.

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By Gennaro Del Core

Comunicatore e giornalista

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